La recensione della prof. Isa Magli sull’ultimo libro dell’ Arc. Emerito Benigno Papa

 

La trattazione analitica sulle Beatitudini esposta dall’Arc. Emerito Benigno Luigi Papa nel testo intitolato: “La via della felicità proposta da Gesù” sottotitolato “Le beatitudini” merita ponderazione e approfondimento per un ampliamento conoscitivo di dottrina sacra.

C’è chiarezza di immagini e di fonemi che spiegano in modo perfetto e in maniera precisa le varie espressioni e i diversi concetti, dai quali emergono risorse, competenze ed esperienze dell’autore.

Partendo dalla frase di Papa Francesco: (epistola apostolica “Evangelii Gaudium”) Evangelizzare è rendere presente nel mondo il Regno di Dio, comprensibile è la disamina delle beatitudini, pronunciate da Gesù durante il suo percorso missionario e sintomatica è la comparatio tra le quattro dell’evangelista Luca, alle quali corrispondono quattro “guai” in antitesi, e le note dell’evangelista Matteo.

Luca è diretto; infatti si rivolge ai destinatari con un “voi” personale, vuoi nelle felicitazioni vuoi nei “guai”, mentre Matteo in modo generico si indirizza in forma impersonale poiché sono patrimonio di tutti, tranne nella nona beatitudine che è simile alla quarta di Luca.

Differenze e uguaglianze si riscontrano in entrambi sia nell’esposizione sia nel modo di concepirle: nel significato e nel valore di esse, materiale e spirituale. Il verbo dell’intelletto propala la prosecuzione del presente e la perpetuità del futuro.

Anche il luogo dove vengono pronunciate è diverso: in Luca è sulla terra pianeggiante; in Matteo su una montagna. Le beatitudini sono non di natura etica, ma di natura teologica; inverso in molte locuzioni emerge la regalità di Dio che è una rivelazione nel mondo attraverso la valenza pastorale che Gesù, Paradigma per la Chiesa, ha dato alle beatitudini nel corso della sua vita storica.

L’argomento può essere diviso in due parti: nella prima sono indicati i destinatari-beati (poveri, afflitti, affamati, perseguitati etc); nella seconda la motivazione ad hoc per essi che appartengono a categorie sociali in dissesto economico e non possono difendersi, né farsi giustizia come i bambini e i peccatori (che saranno ritenuti privilegiati).

Per i primi un esempio si riscontra anche nel Vangelo di Marco 10/14 quando Gesù rimprovera la gente che impedisce ai piccoli di accostarglisi : “Sinite parvulos venire ad me et non prohibueritis eos: talium, enim, est regnum dei”, in quanto questi hanno bisogno di aiuto come i peccatori che sono oggetto di attenzione da parte della regalità di Dio; essi, difatti, sono persone malate di cuore da curare, da convertire e da accostare alla fede.

Significativo è il concetto che promuove la giustizia e la carità verso i “cuori puri” senza, però, abbandonare i ricchi alla loro dissolutezza e ai loro piaceri, ma, tramite il lavoro praticato con intelligenza, volontà e capacità, farli rinsavire sulla ricchezza da condividere con i meno abbienti.

Impera la misericordia di Dio così come Papa Francesco sul logo del Giubileo aveva evidenziato “Misericordes sicut Pater” e come si enuclea dall’etimo “Miser Cor” cuore per i miseri e condivisione gli uni con altri.

Esponenziale è la figura dell’operatore di pace, la quale è intesa come salvezza nella Chiesa e come presenza nella società. Apprezzabile la considerazione dei discepoli, in qualità di operatori di pace in una comunità di amore: “Il cuore della pace è la pace del cuore dell’uomo” frase che annulla e sopprime quella dell’Homo homini lupus” e come la riconciliazione deve partire dalla persona offesa nel perdonare ossia donare per il bene del colpevole.

Non bisogna cercare la giustizia né desiderarla, ma incarnarle durante tutto l’iter esistenziale, usando, poi, umiltà, obbedienza e mitezza come antidoto alla cultura della violenza di ogni genere per una convivenza civile e solidale, necessita sostegno e difesa dei poveri, dei più deboli e dei piccoli affinchè non sia lesa la loro dignità umana.

La persecuzione, motivo dominante e incentivante nello stesso tempo, stila un messaggio importante a prescindere: affrontare qualsiasi malumore o qualsivoglia angheria pur di realizzare il bene al posto del male.

 

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